martedì 31 marzo 2009

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C.G. Jung ha studiato a lungo il fenomeno religioso. Dal punto di vista della psicologia analitica, il suo punto di vista, l'essere umano è abitato, nelle profondità della psiche da archetipi che pur non essendo immagini già definite sono quasi impronte, radici che a quelle immagini possono dare, e danno, vita; ma quando l'uomo costringe se stesso nella maglia stretta del puro raziocinio precludendosi ogni apertura a quell'oltre che lo abita, quele forme si rivelano come superstizioni. Insomma, secondo Jung era meglio credere in un Dio serio anche capace di transustanziarsi in un pezzo di pane che lasciarsi irretire da miriadi di piccole suprestizioni per dare sfogo all'irrefrenabile bisogno di superare i confini dell'io.