giovedì 30 aprile 2009

Dialogo difficile

Mons Enzo Bianchi è monaco, priore della comunità di Bose che fondò nel 1968. Lavoro e preghiera, come vuole la tradizione monastica, segnano il suo tempo, ma è difficile capire dove inizi l'uno e finisce l'altra e viceversa: i suoi articoli, i suoi interventi, animati dal desiderio di capire ed essere capito, di costruire ponti, da e verso chi la pensa in modo diverso, sono luoghi d'incontro e insegnamento per chi volesse intraprendere la difficile arte del dialogo.

mercoledì 29 aprile 2009

Amadeus

"Sulla pagina sembrava niente. Un inizio semplice, quasi comico. Appena un palpito, con fagotti, corni di bassetto, come lo schiudersi di un vecchio cofano, dopo di che, a un tratto, ecco emergere un oboe, una sola nota sospesa e immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendolo con una frase di una tale delizia! Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata. No, era una musica che non avevo mai udito, espressione di tali desideri, di tali irrefrenabili desideri. Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio. Ma perché, perché Dio avrebbe scelto un fanciullo osceno quale suo strumento? Era incredibile."

"Quell'uomo aveva scritto il suo primo concerto all'età di quattro anni, la sua prima sinfonia a sette, un'opera completa a dodici! Quale traccia poteva lasciare un simile talento sopra un volto? Quale fra tutti quegli individui poteva essere lui?"

Solo due battute, fra le moltissime di F. Murray Abraham, che avremmo potuto scegliere: due gioielli del Salieri da Oscar nell'acclamato Amadeus del 1984. Ventiquattro anni e non li dimostra: rivederlo per intero o anche soffermarsi su alcuni spezzoni dà quello stesso brivido della prima volta, quando il più grande musicista di tutti i tempi, W.A:Mozart apparve a noi, in forma romanzata, certo, ma molto vicino a quello che tutti immaginavamo fosse un genio.

martedì 28 aprile 2009

Dieci luoghi dell'anima

Il cuore ha ragioni che la ragione non comprende. Il matematico Pascal sapeva bene che la mente non è sufficiente a soddisfare il bisogno di assoluto che abita il cuore dell'uomo. In tutte le grandi tradizioni esistono luoghi speciali, luoghi in cui arrivarvi significa scoprire parti di sé che nel rumore della quotidianità rimangono in ombra. In un'intervista Fabrizio Falconi ci parla del suo nuovo libro, Dieci luoghi dell'anima

lunedì 27 aprile 2009

Perché

A volte basta una melodia per riportare alla memoria fatti dimenticati, a volte basta poco per ricominciare a chiedersi come e perché una vita sia stata stroncata quando avrebbe potuto dare ancora molto. Parliamo di Mimì, Mia Martini, al secolo Domenica Berté . Non ci interessa il gossip o lo scandalo, ci piace ricordarla per la sua voce, per le sue canzoni, senza dimenticare la sua solitudine. Ci piace ricordarla così.

domenica 26 aprile 2009

Web, quale futuro?

Qualcuno dice che il web potrebbe diventare come la tangenziale nell'ora di punta, che l'aumento degli utenti e delle informazioni inviate potrebbe far collassare le vie telematiche, altri però non si mostrano così preoccupati e dicono di fidarsi della capacità del web di adeguarsi sempre, e in anticipo, alle nuove esigenze. Il pericolo vero invece è che il web, come fu per la radio e poi per la tv, diventi il regno incontrastato dei signori dell'informazione, che perda quella sua specificità che è di essere una zona libera dove esercitare la propria libera responsabilità.

sabato 25 aprile 2009

Le regole del successo

Veline, calciatori, cantanti pop- rock, ma anche giornalisti, politici, sono solo alcune delle categorie che si contraddistinguono per la ricerca affannosa del successo. Apparire è, poi, spesso, sinonimo di successo: chi appare, è visibile, fosse anche solo per figurare in qualche trasmissione tv diventa "vip"; molti vorrebbero scoprire la ricetta magica per raggiungere successo e visibilità. Per loro, credo non valgano questi consigli.

venerdì 24 aprile 2009

Sapienza o stoltezza?

"La lettera uccide è lo Spirito che dà la vita"(2Cor. 3,6). Cosa significa questa affermazione di s.paolo ai corinzi? Che i libri sono inutili? Che è inutile lo studio, la ricerca, che l'amore per la saggezza e la sapienza sono da bandire? Non direi vista la qualità della sua retorica, e la sua volontà di tramandare insegnamenti alle chiese nascenti attraverso le sue lettere. Trovare il giusto atteggiamento con la conoscienza non è facile soprattutto per un cristiano, per questo Cristo non ha lasciato scritto nulla: lui ha dato se stesso il Libro è Lui, ma per conoscerlo abbiamo bisogno anche di accostarci a ciò che è stato tramandato di Lui.

giovedì 23 aprile 2009

Sguardi

Qualcuno ha detto che l'immagine che abbiamo di noi stessi dipende dall'immagine che ci siamo fatti di Dio. A volte, di fronte a tutto il dolore che il mondo porta in sé ci capita di pensare che Dio avrebbe potuto creare un mondo migliore, addirittura per molti la presenza del dolore sarebbe la dimostrazione dell'inesistenza di Dio. Ma può accadere che all'improvviso i nostri occhi si aprano e inizi un volo del cuore come su ali di farfalla

mercoledì 22 aprile 2009

Nazim Hikmet

Nazım Hikmet Ran nacque a Salonicco il 20 novembre 1902 da una famiglia aristocratica turca.
La sua prima pubblicazione avvenne a diciassette anni in una rivista.
Durante la guerra d'indipendenza, si schierò subito con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò sociologia presso l'università di Mosca e diventò membro del partito comunista turco negli anni Venti, dopo aver scoperto i testi di Marx e della rivoluzione sovietica. Conobbe Lenin, Esenin e Majakovskij, che ebbe su di lui un'importante influenza.

Dopo il suo ritorno clandestino in Turchia nel 1928, Hikmet scrisse articoli, sceneggiature teatrali ed altri scritti. Fu condannato alla prigione per il suo ritorno irregolare ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato a 28 anni e 4 mesi di prigione per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste, scontandone 12 in Anatolia, nel corso dei quali venne colpito da un primo infarto. e per essersi opposto alla dittatura di Kemal Ataturk. Fu l'intervento di una commissione internazionale composta tra gli altri da Tristan Tzara, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean-Paul Sartre a favorirne la scarcerazione nel 1950.
Si sposò con Münevver Andaç, traduttrice in lingua francese e in lingua polacca a cui dedicò diverse poesie. Nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca (Russia) ma la moglie e il figlio non poterono seguirlo ed egli trascorse il suo esilio viaggiando in tutta Europa. Perse così la cittadinanza turca e divenne polacco.Morì il 3 giugno 1963 in seguito ad una crisi cardiaca.

martedì 21 aprile 2009

Blog

Internet ha cambiato il modo di comunicare e questa non è una novità. Milioni di persone in tutto il mondo non solo usano le chat per comunicare tra di loro o per fare nuove conoscenze (con tutti i rischi che questo comporta soprattutto per i giovanissimi cosa da non dimenticare mai) ma sono anche fondatori di blog, spazi telematici nei quali avviare la propria attività di comunicatori, luoghi in cui mettersi alla prova per dire la propria su ogni argomento. Pare che la blogger-mania in America si stia tramutando per molti nella prima fonte di guadagno.

lunedì 20 aprile 2009

Sulla scuola

In questi ultimi tempi la discussione sulla scuola è un fiume infinito. Va bene discuterne, va bene osservare la situazione, rendersi conto dei problemi e cercare soluzioni, quello che, forse, va meno bene è che si proietti all'esterno della scuola la causa del suo disfacimento. Oggi, si dice, in Italia c'è analfabetismo letterario, la gente non legge i libri, e si cita il bellissimo libro di Todorov,
La letteratura in pericolo, di cui condividiamo tutto, lettera per lettera, punto per punto. Il problema però è: chi ha ridotto la scuola nelle condizioni di malato terminale? Se continuiamo a dare la colpa a tutti evitando l'autocritica non andremo molto avanti nella ricostruzione.

domenica 19 aprile 2009

L'umano e le sue contraddizioni

Il 2009 si è aperto con il disastro delle economie mondiali e la paura della povertà che ha cominciato a bussare alle porte dell'occidente opulento ma anche con l'attesa del nuovo presidente degli Stati Uniti che avrebbe dovuto portare un vento nuovo di libertà e giustizia. L'elezione di un afroamericano alla carica più alta del mondo è stato di sicuro un passo nella direzione giusta ma molto resta ancora da fare

sabato 18 aprile 2009

Fede, paura preghiera

"Si prega perché si versa in condizioni precarie" dice in un'intervista Salvatore Mannuzzo, autore di Giobbe, Della Torre, Cagliari,2007. Chi ha un vissuto di preghiera sa che una visione così limitata della preghiera non rende giustizia al mondo della relazione Dio-uomo-Dio. Se è vero che si inizia a pregare per bisogno, è anche vero che quando si incontra l'Altro nella preghiera si prega solo per pregare.

venerdì 17 aprile 2009

Walt Witman

Nato nel 1819 a Long Island [New York] da una famiglia di origine mista, olandese e nordamericana. Suo padre era carpentiere. A undici anni lasciò gli studi per entrare come apprendista tipografo in una stamperia. Nel 1838, a 19 anni, cambiò mestiere e si mise a insegnare. Passò al giornalismo e nel 1841 era già direttore del «Daily Eagle» di Brooklyn, amico di pittori e cantanti d'opera. Nel 1848 per divergenze d'opinioni politiche lasciò il giornalismo e fece il carpentiere. Cominciò a scrivere le "Foglie d'erba" che, pubblicate nel 1855, non furono lette. Nel 1862, do po una visita al fratello George ferito nella guerra civile, scoprì la vocazione di infermiere: negli ultimi tre anni della guerra civile si prodigò con straordinaria energia negli ospedali da campo. Negli anni seguenti continuò a lavorare a nuove edizioni delle "Foglie d'erba". Nonostante il consolidarsi della sua reputazione, anche in europa, nel 1865 fu costretto a lasciare il suo impiego al ministero dell'interno per lo scandalo suscitato dal linguaggio e dalle metafore sessuali di alcune sue poesie. Continuò a lavorare a impieghi governativi a Washington fino al 1873, quando, colpito da una lieve paralisi, dovette rassegnarsi a una vita più ritirata. Continuò a scrivere, lucidissimo, in prosa. Morì il 12 marzo 1892, a Camden [New Jersey]. Whitman è stato autore di una sola raccolta di poesie, Foglie d'erba (Leaves of grass), e di vari scritti in prosa, giornalistici e polemici. Scrisse i suoi ricordi di guerra nel libro Giorni scelti (Specimen days, 1882). Whitman è il maggior poeta nordamericano precedente la guerra civile. Con un linguaggio composito e altamente personale, compose un inno appassionato ("Foglie d'erba") alle possibilità ideali dell'individuio e del mondo, celebrò la divinità della natura umana e il miracolo della realtà quotidiana. Di "Foglie d'erba", stampato a spese e per mano dell'autore nel 1855, si vendettero allora solo 30 copie. I critici lo ignorarono. Solo Emerson gli scrisse una lettera entusiasta, ma lo rimproverò poi per averla resa pubblica. In quello stesso anno furono invece vendute 5 mila copie di Longfellow, mentre un mi lione di copie risulta vendette il signor Thimoty Shy Arthur autore di storie edificanti e di appelli contro l'uso degli alcoo lici. E' il caso di un poeta e attivista visto dai contemporanei con fastidio e sospetto (tra l'altro era anche omosessuale), che si presentava fin dal frontespizio senza cravatta e in tenuta da lavoratore: fu licenziato nel 1865 dal ministero degli interni perché gli fu trovato nel cassetto una copia del suo libro. Un fastidio e sospetto che perdurò a lungo: il suo centenario della morte fu festeggiato in sordina nel suo paese, e solo da una parte della critica accademica, pur restando le sue poesie nelle antologie scolastiche. Più forte il successo di Whitman negli ambienti, soprattutto socialisti, europei, e in autori "eccentrici" come Allen Ginsberg o Henry Miller. Di "Foglie d'erba" Whitman fece nel corso della sua esistenza dieci edizioni, continuamente rinnovate e ampliate. La seconda già nel 1856, la terza nel 1860 e comprendente Calamus e i Figli di Adam (Children of Adam), la quarta nel 1867 con le poesie della guerra civile, Rulli di tamburo (Drum taps) e l'elegia per la morte di Lincoln. L'ultima nel 1892, anno della sua morte. Whitman fu poeta dell'io. Celebre il suo Canto di me stesso (Song of myself). Ma fu anche poeta della collettività, del presente e della democrazia. Autore di una sola, anche se vastissima raccolta di poesia, ha avuto un ruolo innovativo. Non solo per l'audacia dei temi: l'esplodere dell'eros, la vita e la morte viste da vicino. Ma anche per il modo con cui Whitman tratta questi temi. Come la poesia contemporanea di Emily Dickinson, ma con tecniche formali e linguistiche totalmente differenti, la sua poesia è profondamente radicata nel pianeta nordamericano da cui ogni singola "foglia d'erba" trae energia. Con straordinaria intensità, raggiunge un profondo misticismo. La sua precisione elencatoria non è mai pura cronaca né compiaciuta descrittività. Sia quando cantano un amore paganamente puro, sia quando si affermano attoniti di fronte allo spettacolo della morte, sia quando tracciano figure di operai e di cocchieri in una notte d'inverno (come in "Calamus"), o celebrano il progresso nella vigorosa immagine della ferrovia, essi vanno oltre l'oggetto, immergendolo in un campo di energia ritmica e psichica più vasto. Autodidatta, educato ai princìpi della democrazia jeffersoniana, è un illuminista con lo sguardo rivolto a terra, che abbraccia e canta il 'sogno americano' ma deve affrontare la terribile esperienza della sanguinosa guerra civile. Un 'democratico' co stretto a abbandonare il partito che ha tradito i suoi ideali e che trova nel repubblicano Lincoln una risposta positiva, subito messa alla prova dall'assassinio del presidente che aveva rista bilito l'unità della nazione. Cresciuto nell'età di Emerson e Thoreau, in un'america agraria che sotto i suoi occhi diventa la terra dei Carnegie e dei Mellon, del capitalismo rampante, e mette alla prova i suoi sogni egualitari. Nelle sue prose - articoli di giornale, abbozzi di conferenze, opuscoli, pagine di diario - è la testimonianza dolorosa della corruzione incalzante e della crescente divaricazione tra ricchi e poveri. Scrive agli inizi degli anni '70, per un conferenza mai pronunciata, che il problema più grosso «non è la questione astratta della democrazia ma quello della organizzazione economi ca e sociale, del trattamento dei lavoratori da parte dei datori di lavoro [...] legato più o meno direttamente alla questione della povertà»; indica «lo spettro pericoloso, per la pace, la salute, la sicurezza sociale e il progresso, da lungo tempo noto ai governanti del vecchio mondo, che sembra avvicinarsi sempre più al mondo nuovo per installarvisi»: è lo spettro di «vaste messi di popolazioni povere, disperate, scontente, nomadi, mise rabilmente pagate come quelle che abbiamo viste affacciarsi in questi ultimi anni»; se ciò avverrà, «il nostro esperimento re pubblicano, nonostante i suoi superficiali successi sarà destina to a un doloroso fallimento». Nel 1871 nel saggio "Democratic Vistas", porta alle ultime conseguenze la requisitoria contro gli «infedeli all'America e ai suoi programmi». Denuncia «la deprava zione della classe imprenditoriale [...] maggiore di quanto non si potesse supporre», «la corruzione, la fraudolenza, la falsità e la mala amministrazione» di tutti «i servizi pubblici nazionali, statali e municipali» con l'inquinamento del sistema giudiziario e le «ruberie rispettabili e non rispettabili e alla corruzione nelle grandi città» dominate dal «l'onnivoro mondo moderno degli affari il cui solo obiettivo, con qualsiasi mezzo, è il profitto economico». Il suo vorrebbe essere «un programma di cultura», un progetto di democrazia «non per una sola classe» ma per tutti, basato anche sulla «perfetta eguaglianza delle donne» nel lavoro e «nelle decisioni pratiche e politiche».
da qui

giovedì 16 aprile 2009

Libri e Memoria

Memorie che affiorano, libri letti e poi dimenticati, lettere scritte a persone che hanno sfiorato la nostra esistenza e che, per motivi non sempre chiari, per ragioni apparentemente sconosciute, non sono entrate nel nostro mondo, nella nostra storia che improvvisamente ritornano ad abitare la nostra mente e soprattutto il cuore. Un viaggio di Ade Zeno in una memoria dolente e nostalgica, una rilettura per cercare di rannodare il filo interrotto bruscamente.

mercoledì 15 aprile 2009

Ma a che seve la poesia?

A cosa serve la poesia? Una domanda che piomba sul pranzo pasquale di una zia che se ne occupa e che ne parla come di una cosa importante. Una domanda fatta da un bambino curioso che mette in crisi la zelante zia in cerca di risposte. Una riflessione che procede alla rircerca di parole semplici per un discorso complicato.

martedì 14 aprile 2009

Eco e il desktop

Arte e desktop, si direbbe un binomio inconciliabile come prosciutto e meringa eppure qualcuno dedica del tempo ad abbellire il proprio schermo a personalizzarlo, a farne qualcosa di unico e, forse, irripetibile. Un modo per sopravvivere alla tremenda sensazione di solitudine e anonimato che si prova quando si accende il pc e ci si immerge nell'oceano della rete? Forse, comunque una realtà e come tale da osservare per capire.

lunedì 13 aprile 2009

La musica che gira intorno

Cosa fa di un essere vivente un essere umano? Aristotele definiva l'uomo animale razionale, ma questa definizione ci va stretta: ragione, sentimenti e amore, il più folle atteggiamento dell'uomo, questo è ciò che ci rende altro rispetto al mondo necessitato delle piante e degli animali: la libertà.
Eppure a volte accade che qualcosa sembri contraddire l'idea di una superiorità umana sulle altre specie.

domenica 12 aprile 2009

In dialogo col silenzio

Qual è il rapporto del nostro tempo con la preghiera? Sembrerebbe un rapporto inesistente. Il nostro è il tempo della razionalità, della velocità, della tecnologia che invade ogni spazio dell'umano senza lasciarne alcuno alla ricerca di qul qualcosa che da millenni l'uomo ha chiamato Dio. Eppure pare che si vendano moltissimi libri di argomento religioso, moltissimi in cui si parla di preghiera.

sabato 11 aprile 2009

I grandi

Perché leggere i classici? Italo Calvino uno dei più grandi del novecento ha preso a piene mani dal bagaglio culturale che una lettura attenta e appassionata dei classici, e non solo, gli avevano messo a disposizione, basti pensare ai suoi cavalieri ne "Il cavaliere inesistente" per citarne solo uno; ed è sempre lui a guidarci in un viaggio nel mondo meraviglioso della letteratura imperitura.

venerdì 10 aprile 2009

Mandel'stam

Inquieto dell'inquietudine di chi si è votato tutto ad una fede, la poesia per lui, Osip Mandel'stam, nato a Varsavia e vissuto nella Russia del regime e dal regime condannato al gulag dove trovò la morte. Voce inquieta e appassionata, tagliente e tenera, un poeta che arde della passione visionaria di chi vede oltre il velo delle cose.

giovedì 9 aprile 2009

Acasadidio

Difficile è fare una recensione, ancora più difficile è parlarne, soprattutto quando nasce da penna e  sguardo attenti e sottili. Per districarsi dall'empasse citerò parole di fuoco, quelle che introducono il bel lavoro di Giuseppe Panella al libro di Giorgio Morale
«Innumerevoli come i granelli di sabbia del mare sono le passioni umane e tutte dissimili tra loro e tutte, basse o elevate che siano, da principio ubbidiscono all’uomo e poi ne diventano le terribili dominatrici. Beato colui che si sceglie la passione più bella fra tutte»

mercoledì 8 aprile 2009

L'insostenibile leggerezza...

"Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza…: e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire non lo so" (P.Paolo Pasolini)
C'è la disperazione di chi la vita la ama davvero, in queste parole, nel grido di dolore per un'intelligenza perennemente negata, avversata, incompresa. Una pagina dalla voce del grande Pasolini

martedì 7 aprile 2009

Disputa o no?

La vita non è frutto di un colpo di fortuna, o del caso o di un'infinita serie di errori di codificazione dei geni: lo dice nel nuovo libro il professor Vito Mancuso: bene lo credevamo già. Scritto in società con Corrado Augias, s'intitola Disputa su Dio e dintorni, casa editrice Mondadori. A leggere le prime trenta pagine il sospetto è che più che una disputa su due fronti diversi si tratti di fronte comune contro . Ma forse è solo un'impressione.

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto

E l'Italia si ferma ancora una volta e ancora una volta è costretta a contare le vittime. Un terremoto nella notte ha trasformato parte dell'Abruzzo in un cumulo di macerie e di morte ma anche in un luogo dove si incontrano la speranza e la forza di chi combatte contro il tempo per portare soccorso anche laddove sembra non esserci più speranza. E molti si chiedono cosa fare, ce lo chiediamo anche noi ricordandoci che l'unione fa la forza.

domenica 5 aprile 2009

Italiani brava gente

Ancora con la storia dell'italietta dei furbi e degli imbroglioni. Chissà, forse è vero che negli altri paesi europei sono tutti più seri e degni di fiducia di noi poveri (ma belli) italiani da strapazzo che rubiamo non appena ci è possibile, dando il meglio di noi stessi solo quando c'è da imbrogliare qualcuno, ma io non la bevo. Gli unici luoghi "comuni" che amo della bella Italia sono quelli di un'arte che il mondo intero ci invidia .

sabato 4 aprile 2009

Regole

C'è una regola poetica? Una domanda che ormai sembrerebbe non avere senso; la nostra è da tempo l'epoca del "nessuna regola perchè sia poesia" della rottura degli schemi dei ritmi, della ricerca di altro. viene da chiedersi se dopo la distruzione ci sarà una ricostruzione. Se lo è chiesto, non senza ironia, anche Jean Paulhan.

venerdì 3 aprile 2009

G20

Dove finisce la pace e comincia la guerra o, al contrario, dov'è che finisce la guerra e comincia la pace? Come costruire un mondo a misura di Uomo dove ciascuno possa trovare il rispetto della propria persona e del proprio diritto di vivere dignitosamente? Le ragioni dei grandi del G20 e dei manifestanti contro si scontrano su una linea sottile difficile persino da percepire.

giovedì 2 aprile 2009

Roberto Bugliani

Una poesia che incanta e attrae quella di Roberto Bugliani. Usa un verso libero ma regolato da un ritmo interno serrato e attento (minime sono le cadute del ritmo e forse volute) come attento lo sguardo sul mondo. Ci piace il gioco sonoro della parola tornata a dire e dare un mondo, un tempo una riflessione.

mercoledì 1 aprile 2009

L'uomo

La meraviglia, madre della filosofia è qui madre della poesia. Il suo precedere è per elencazione, per accumulazione di cose esistenti su questo nostro pianeta conduce, in forma quasi piramidale, all'uomo la cui presenza-assenza è tutta nello sguardo del non visto, nell'osservatore-poeta che dice e descrive e dicendo e descrivendo ricrea la realtà, più vera del reale stesso perché viva nel cuore del lettore ma, allo stesso tempo, se ne sente escluso.