mercoledì 31 marzo 2010

Jacques Audiard

Regista e sceneggiatore. Fratello di Michel Audiard, ha esordito alla regia di lungometraggi cinematografici nel 1994, dopo una lunga e fortunata carriera da sceneggiatore, con 'Regarde les hommes tomber' seguito, due anni dopo, da 'Heros tres discret'. 'Sulle mie labbra' è il suo terzo lungometraggio.
Il Film.

lunedì 29 marzo 2010

Il migliore

E che vinca il migliore! Nelle fiabe accade sempre che dopo tante peripezie l'eroe o l'eroina finalmente possano godere la meritata felicità, una felicità che condividono con sudditi e corte, perché, come diceva Aristotele l'uomo tende naturalmente alla felicità, ma l'homo politucus ha dimenticato che non esiste felicità dove c'è egoismo e prevaricazione e allora, che vinca il migliore, sperando che ne esista uno.

domenica 28 marzo 2010

Passio

E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

sabato 27 marzo 2010

Quelle stanze...

Una donna disillusa e smarrita torna nella sua città, sulle tracce della misteriosa morte di una adolescente. E si imbatte in una verità straziante: la tragedia di due ragazzi di oggi e del loro amore impossibile. Con una voce sommessa e implacabilmente precisa, l'autrice resuscita una Napoli capitale del mondo, amata e tradita, dove nuove e vecchie stirpi vivono combattono e muoiono. Di fronte al vuoto che il futuro le prospetta, Anna decide quasi in trance di tornare a Napoli, per scavare nell'apparente suicidio di due adolescenti innamorati, Alì Tayyib e Teresella Marra. Si immerge nel cuore di una città che la sconvolge per la ricchezza di colori, luci, contraddizioni. Anna si addentra cosi sempre di più nella storia dei ragazzi, amanti malgrado il rancore, l'ostilità e le differenze che separano le loro famiglie. Nella discesa agli inferi di una Napoli dove tutto - nonostante la disperata bellezza - sembra franare e corrompersi, la voce vitale e fresca di Teresella, e la sua impotenza di fronte al destino, diventano per Anna uno specchio in cui ritrovarsi. Nel diario di Teresella c'è forse la chiave per scoprire che alla fine di tutto l'amore è l'unico ponte possibile tra noi e gli altri.

Di Martino Francesca,Quelle stanze piene di vento, Einaudi

giovedì 25 marzo 2010

Nicoletta Solinas

Nicoletta Solinas è nata a Genova il 1 ottobre 1968, diplomata, iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche da anni, laurea ancora all’orizzonte. Parla fluentemente inglese, francese e genovese, lavora presso Scoa (The School of Coaching) come responsabile della Segreteria Organizzativa, sede di Genova.

mercoledì 24 marzo 2010

Labirinti

E se il labirinto non fosse che il segno delle nostra paura di amare, di aprirci all'altro senza aspettarci niente, solo per il desiderio di incontrare la vita nella vita che ci cammina accanto? E se bastasse tendere una mano per essere felici?

martedì 23 marzo 2010

A due voci

Un romanzo a due voci. Due terre, la Liguria e la Toscana, di sensibilità e repertori linguistici contigui, insieme vicine e lontanissime. Gli emigranti, i contadini, i pastori, gli struggenti paesaggi rurali popolati di fantasmi e di storie senza tempo, sono i personaggi più incisivi che popolano le pagine di questo libro corale, cupo, potente, a tratti allucinatorio. Un assassino, fuggito da un penitenziario, è sull'altopiano. L'aquila insiste nei suoi voli. I giorni passano e un anziano del luogo e l'assassino si affrontano a fucilate. È un'estate rovente. Il toro si rende protagonista di scorribande che incutono paura e rievocano antiche storie. Il padrone, affetto da manie, non riesce a riportarlo nella stalla. Finché il toro non verrà catturato dalle forze dell'ordine. Tutto sembra essere risolto. Invece è l'inizio della tragedia.


Magliani Marino; Pardini Vincenzo, Non rimpiango, non lacrimo, non chiamo, Transeuropa (Massa) (collana Margini a fuoco)

lunedì 22 marzo 2010

SANDRO MONTALTO

SANDRO MONTALTO è Direttore Editoriale delle Edizioni Joker (www.edizionijoker.com), presso le quali cura in prima persona collane di aforismi e di teatro.

Dirige la rivista letteraria «La Clessidra» e il semestrale «Cortocircuito. Rivista di cultura ludica, cacopedica e potenziale», entrambe pubblicate dalle Edizioni Joker.

È redattore delle riviste letterarie «Il Segnale» e «Poetry Wave» e consulente per l’Italia della rivista internazionale «Hebenon» (www.hebenon.com).
Svolge inoltre attività critica su molte altre riviste nazionali e internazionali, tra le quali «Poesia», «Testuale», «Atelier», «Téchne», «Clandestino», «Cultura & Libri», «Costruzioni Psicoanalitiche», «Arts and Artifacts in Movies», «Bloc notes», «Confini», «Testo», «LN», «La Battana», «Pòiesis», «Pagine», «Alla bottega», «Punto d’incontro», «Golem», «Il Cittadino» e «Poiein»; scrive inoltre su volumi collettanei e su alcuni giornali («Corriere di Como», «Il Domenicale»…).

Fa parte della giuria di alcuni premi letterari, ed è giurato e direttore tecnico del premio di aforistica "Torino in sintesi".

Ha pubblicato diversi scritti di argomento musicale e cinematografico su riviste specializzate.

Ha scritto diversi testi teatrali.

sabato 20 marzo 2010

Poesia in radio



C’è qualcosa di nuovo nell’etere anzi di antico: Radio 3 in versi

venerdì 19 marzo 2010

Ingeborg Bachmann

Poetessa, autrice di prose narrative, critiche, giornalistiche, ma anche di testi radiofonici e teatrali oltre che di libretti d’opera, Ingeborg Bachmann (Klagenfurt, 1926 – Roma, 1973) è stata protagonista della scena letteraria di lingua tedesca del secondo dopoguerra, nonché di un’esistenza tormentata e affascinante, segnata da tragici eventi storici nella giovinezza (l’occupazione nazista e il conflitto mondiale), dalla fine di due importanti relazioni amorose (con Paul Celan e Max Frisch) e dall’abuso di alcol e farmaci, da cui non trovò scampo nemmeno rifugiandosi in Italia, il «paese primogenito » dove si era stabilita, pur con qualche intervallo, a partire dai primi anni Cinquanta.
Avvalendosi di una grande ricchezza di materiale documentario, anche inedito, Hans Höller, illustre germanista e studioso bachmanniano, ripercorre tre decenni di riflessione filosofico-letteraria facendo emergere l’inscindibile parallelismo tra vita e opera in Ingeborg Bachmann: la guerra, la violenza e la morte trasfigurate nel problematico rapporto tra i sessi; la posizione dell’intellettuale donna in un mondo culturale ancora improntato al maschilismo; la scrittura come necessità esistenziale, strumento di indagine della realtà.

giovedì 18 marzo 2010

Nicola Prebenna

Nato ad Ariano Irpino nel 1947, si laureò in Lettere Classiche presso l'Università di Roma. Insegna nelle scuole italiane all'estero, attualemnte ad Atene, dopo essere stato in Turchia ed in Francia. Ha pubblicato il volume di narrativa "L'Approdo" nel 1977; le sillogi poetiche "Colpo d'ala" nel 1978; il saggio "Scuola oggi" nel 1986; una raccolta di racconti "Tempo che va" nel 1995. Come per acqua cupa, Grottaminarda (AV), Delta 3 Edizioni, 2008

mercoledì 17 marzo 2010

Pensieri sottobanco

«Un altro libro sulla scuola. Dopo quello di Paola Mastrocola che la racconta al suo cane, questa volta, la scuola, cerchiamo di spiegarla alla mia gatta. Il motivo è semplice. Sposando, a mero fine retorico, gli stereotipi legati a cani e gatti, i primi sono fedeli, i secondi critici e indipendenti. Figuriamoci se il gatto è, pure, femmina. E allora ecco questo contributo. Non potevo scriverlo da solo. La scuola è plurale. È composta da molte anime, alcune delle quali ho cercato di coinvolgere perché un monologo, per tanto convincente e profondo che sia, rappresenta comunque un solo punto di vista, e nella scuola delle mille culture didattiche e pedagogiche e della complessità dell’utenza di oggi nessuno può, da solo, descrivere la situazione, figuriamoci dare soluzioni».

Pensieri sottobanco è una raccolta di voci e di riflessioni sulla scuola che porta alla luce punti di vista differenti; un momento di scambio e di condivisione che permette agli insegnanti coinvolti e ai lettori di interrogarsi, di scontrarsi, di dare sfogo alla propria rabbia e frustrazione, ma anche di costruire insieme un nuovo modo più positivo di vivere il proprio mestiere. Una lettura interessante e scorrevole, a tratti anche amara, ma realista; una sfida per chi crede ancora nell’importanza della scuola come luogo di valorizzazione delle risorse, di assunzione di responsabilità, di partecipazione e consapevolezza.


La scuola non è uno scherzo, né un peso, una tassa, una nottata che ha da passare, un costo da tagliare… L’educazione non è uno scherzo, da prendere sottogamba o da trasformare in istruzione nozionistica e selettiva. Non è uno scherzo il libro che Fasce e Paola, assieme a tante altre voci, ci hanno voluto dare. Non è uno scherzo per molti motivi.
Primo: gli autori, tanti e variopinti, si prendono sul serio tra di loro, leggono i rispettivi testi e li commentano, li integrano, li «considerano»! Questo rispetto reciproco e questa collaborazione non sono consueti.
Secondo: tra gli autori «adulti» e addetti ai lavori trovano spazio autori studenti e genitori, esperti di scuola da altri punti di vista, altrettanto importanti e qui rispettati.
Terzo: molti degli autori si affidano alla saggezza animale, con la quale dialogano.
Quarto: alcuni autori prendono molto sul serio anche il gioco e il giocare, e in questo sono come i bambini, per i quali non c’è cosa più seria.
Quinto: uno degli autori ci regala il suo discorso di addio per il pensionamento. Leggendolo sembra di essere in quella sala, sembra di sentire la sua voce, l’intonazione, le pause; sembra di percepirne l’emozione, i vuoti di respiro e i blocchi, l’incrinarsi e il sollevarsi della forza, della fierezza e della dignità.
Sesto: gli autori non scherzano quando sfidano sulla meritocrazia il ministro dell’Istruzione e della Ricerca con una proposta molto concreta.
Prendiamo dunque sul serio questo libro, che non si lamenta, ma che a più mani (e zampe) ci fa vedere la possibilità concreta di una scuola come dovrebbe essere. Grazie.

Dario Ianes

lunedì 15 marzo 2010

Noir

Pierluigi Porazzi: Nato a Cameri (No) il 20 marzo 1966, residente a Tarcento (UD). Laureato in Giurisprudenza, ho conseguito il titolo di Avvocato e sono attualmente impiegato presso la Regione Friuli Venezia Giulia. PUBBLICAZIONI: 1998: Pubblicazione di una raccolta di racconti presso Campanotto Editore (La Sindrome dello Scorpione); 1996/1997: Pubblicazione di alcuni racconti sulla rivista "ACHAB", nn. 52, 54, 55 e 56 (Ed. Bariletti - Roma), rivista letteraria a diffusione nazionale: sette racconti pubblicati nell'ambito del "5° Campionato Scrittori d'Avventura" e tre racconti si sono classificati tra i primi dieci e uno al 2° posto assoluto del "4° Campionato Scrittori d'Avventura"; 1993: "Il Racconto" (Ed. Crocetti - Milano) n. 5, Ottobre 1993: pubblicazione di quattro racconti; 1990: "STAR MAGAZINE" (Ed. Star Comics, Perugia) n. 3, Novembre 1990: pubblicazione di due racconti con recensione di Daniele Brolli; 1987: Vincitore di un premio nell'ambito del concorso "Premio letterario Inedito L'Espresso" indetto dal settimanale "L'Espresso".

domenica 14 marzo 2010

Sacha Naspini

è nato a Grosseto il 19 ottobre 1976.
E' uno scrittore italiano, spazia dall' horror (I Ragni) alla narrativa contemporanea (Il risultato, Never alone, Cento per cento). In alcuni casi ricorda in parte la scrittura di Carlo Cassola (L'ingrato), ma in altri lavori si avverte una certa ispirazione noir (I sassi) - quest'ultima opera citata, è stata spesso accostata ad alcune pubblicazioni di Giorgio Scerbanenco. Esordisce definitivamente nel panorama editoriale mainstream nell'ottobre 2009, con il romanzo I cariolanti, Eliot Edizioni

sabato 13 marzo 2010

Il carezzevole

Marco Corvino è un trasognato cronista alle prime armi, appena approdato alla redazione di un quotidiano romano. Siamo all'alba degli anni Settanta: i fermenti politici agitano le piazze, mentre dai bassifondi esplode la malavita organizzata con le sue guerre criminali. Tra un reportage nel ventre della metropoli e un attentato, tra una rapina e un'intervista a uno stupratore, la violenza urbana in tutte le sue forme diventa per lui pane quotidiano. Ma qualcosa cambia quando sulla sua strada si mette un killer spietato, il "Carezzevole", un assassino senza nome e senza volto, che uccide le sue vittime in un gioco psicologico perverso fatto di trappole, indizi, deliri, con un rituale legato ai cinque elementi della tradizione cinese: acqua, terra, fuoco, legno, metallo... Sfidato dal killer, Marco cercherà di resistere alla seduzione del male, ma dovrà scavare fino in fondo alla propria coscienza per arrivare al confronto finale con l'assassino.

Massimo Lugli, Il carezzevole, Newton&Compton

venerdì 12 marzo 2010

Bonhoeffer poeta

Per me è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a Dio il ruolo di tappabuchi nei confronti dell'incompletezza delle nostre conoscenze; se infatti i limiti della conoscenza continueranno ad allargarsi - il che è oggettivamente inevitabile - con essi anche Dio viene continuamente sospinto via, e di conseguenza si trova in una continua ritirata.

Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo; Dio vuole esser colto da noi non nelle questioni irrisolte, ma in quelle risolte. Questo vale per la relazione tra Dio e la conoscenza scientifica. Ma vale anche per le questioni umane in generale, quelle della morte, della sofferenza e della colpa. Oggi le cose stanno in modo tale che anche per simili questioni esistono delle risposte umane che possono prescindere completamente da Dio. Gli uomini di fatto vengono a capo di queste domande - e così è stato in ogni tempo - anche senza Dio, ed è semplicemente falso che solo il cristianesimo abbia una soluzione per loro. Per quel che riguarda il concetto di " soluzione ", le risposte cristiane sono invece poco (o tanto) cogenti esattamente quanto le altre soluzioni possibili. Anche qui, Dio non è un tappabuchi; Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo - Egli è il centro della vita, e non è affatto " venuto apposta " per rispondere a questioni irrisolte.

(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa,Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline)

giovedì 11 marzo 2010

Festa

NUNZIO FESTA è nato nel 1981 a Matera, ha cominciato a scrivere giovanissimo e nel 2004 ha pubblicato la sua prima silloge "E una e una". E' un verso che ha un andamento melodico e giocoso quello di Nunzio Festa, sostenuto dal piacere combinatorio delle parole e da una ricerca sillabica di rime interne e imperfette, di suoni allitterati che ne addolciscono il senso, frenandolo dal rischio di soluzioni banali, banalizzanti o troppo facili. Il gioco della rima è uno strumento che Nunzio Festa usa in maniera interessante e intelligente, che scansa la retorica con leggerezza ed ironia e gli consente di rielaborare, inventare e costruire musica e passioni, versi di pace, rumori di vita, sogni di galera, nuovi fiori spuntati da una gaia povertà.

mercoledì 10 marzo 2010

Giulini

Carlo Maria Giulini studiò viola e direzione d'orchestra presso il Conservatorio Santa Cecilia a Roma, e fu poi violista di fila nell'orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia negli anni '30, periodo in cui la stessa si esibiva nella sala dell'Augusteo di Roma. In quell'ambito ebbe l'occasione di suonare sotto la direzione dei più grandi musicisti e direttori dell'epoca, tra cui Richard Strauss, Bruno Walter e Wilhelm Furtwängler.

Lavorò come direttore di orchestre radiofoniche dal 1946 al 1951, per poi passare al Teatro alla Scala di Milano, prima come assistente di Victor De Sabata, quindi, nel 1953, come direttore stabile. Lasciata la Scala nel 1955, si trasferì a lavorare fuori dall'Italia, debuttando negli Stati Uniti con la Chicago Symphony Orchestra. Presto abbandonò le produzioni operistiche per dedicarsi esclusivamente alla direzione del repertorio sinfonico.

Nel 1960 fu in tournée in Giappone. Dal 1973 al 1976 diresse la Wiener Symphoniker di Vienna. Nel 1978 sostituì Zubin Mehta alla Los Angeles Philharmonic Orchestra, dove rimase fino al 1984. Diresse anche la Philharmonia Orchestra di Londra.

Nel 1989 vinse il Grammy Award. Partecipò alle celebrazioni mozartiane del 1991 in Vaticano. Problemi di salute lo obbligarono ad abbandonare la direzione d'orchestra nel 1998. Ha continuato ad insegnare fino a poco tempo prima della morte. Nella primavera del 2005 è stato ricoverato presso la clinica Domus salutis di Brescia dove si è spento nel giugno del medesimo anno. È sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Bolzano.

Affrontò principalmente il repertorio ottocentesco, con rare ma significative puntate nella produzione della prima metà del Novecento, preferendo gli autori di maggior rigore formale e di massima intensità espressiva, quali Beethoven (la sua interpretazione della quinta sinfonia è stata scelta da una giuria di critici europei), Schubert, Brahms, Ravel.

Il suo rigoroso stile interpretativo, asciutto, austero e pensoso, con una preferenza per la dilatazione dei tempi interpretativi, si coniuga con una grande potenza espressiva.

lunedì 8 marzo 2010

Just like a woman

Nobody feels any pain
Tonight as I stand inside the rain
Ev'rybody knows
That Baby's got new clothes
But lately I see her ribbons and her bows
Have fallen from her curls
She takes just like a woman, yes she does
She makes love just like a woman, yes she does
And she aches just like a woman
But she breaks just like a little girl.



Queen Mary, she's my friend
Yes, I believe I'll go see her again
Nobody has to guess
That Baby can't be blessed
Till she finally sees that she's like all the rest
With her fog, her amphetamine and her pearls
She takes just like a woman, yes she does
She makes love just like a woman, yes she does
And she aches just like a woman
But she breaks just like a little girl.



It's was raining from the first
And I was dying there of thirst
So I came in here
And your long-time curse hurts
But what's worse
Is this pain in here
I can't stay in here
Ain't it clear that.



I just can't fit
Yes, I believe it's time for us to quit
When we meet again
Introduced as friends
Please don't let on that you knew me when
I was hungry and it was your world
Ah, you fake just like a woman, yes you do
You make love just like a woman, yes you do
Then you ache just like a woman
But you break just like a little girl.
Da Aristotele a Donna Haraway, un file rouge s’intreccia a incoronare il Reietto – esposto in una poliedrica galleria di ritratti, dove i mostri più orrendi sfilano assieme al misero insetto kafkiano o agli inquietanti androgini del cyborg.
Letizia Lanza, Mirabile bruttezza, Studio Editoriale Gordini

domenica 7 marzo 2010

E Se...

"E' un romanzo sul piacere di leggere; protagonista è il lettore che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari. Tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro." (I. Calvino su "Se una notte d'inverno un viaggiatore" )


sabato 6 marzo 2010

Michele Obit

Michele Obit è nato a Ludwigsburg (Germania), nel 1966; vive a S. Pietro al Natisone (Udine). Ha pubblicato Notte delle radici (Vattori, 1988), Per certi versi (Kellermann, 1995), Epifania del profondo (Thanhauser, Austria, 2001), Leta na oknu (Editoriale stampa triestina, 2001), Mardeisargassi (Mobydick, 2004). Ha curato e tradotto l’antologia Nuova poesia slovena (Editoriale stampa triestina - ZTT Est, 1998). Dal 1996 organizza la sezione poetica Voci dalla sala d’aspetto di Stazione di Topolò. Nel 1999 ha co-fondato il laboratorio sulla traduzione poetica Linguaggi di-versi / Razlicni jeziki.

venerdì 5 marzo 2010

Alberto Manguel

Nato a Buenos Aires nel 1948, Alberto Manguel ha vissuto in Italia, Francia e Inghilterra e Tahiti, dove ha fondato la prima casa editrice tahitiana. È diventato cittadino canadese nel 1985. Ora vive in un piccolo villaggio della Francia, dove è stato nominato Ufficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Scrittore, saggista, traduttore e curatore di fama internazionale, Alberto Manguel è autore di molti libri vincitori di premi, tra cui il famoso Manuale dei luoghi fantastici e Una storia della lettura, la storia inconsueta degli infiniti modi in cui nei millenni gli uomini hanno letto testi di ogni genere. In Con Borges racconta come all’epoca sedicenne, lavorando in una celebre libreria di Buenos Aires, abbia incontrato Jorge Luis Borges e sia diventato il suo lettore privato. Con Diario di un lettore ha vinto il Premio Grinzane Cavour 2007 per la saggistica. Ha proseguito poi i suoi originali studi sul leggere con La biblioteca di notte.

Frottole contemporanee

In campo musicale, la frottola è il genere predominante di canzone popolare italiana nel corso di tutto il XV secolo e degli inizi del XVI secolo. Il maggior numero di frottole furono composte dal 1470 al 1530.

Mentre frottola è un termine generico per una composizione di quel genere, molte varianti sono state realizzate, come ci si può attendere da un genere che è stato in auge per circa 100 anni. Generalmente una frottola è una composizione per tre o quattro voci (ancora di più verso la fine del periodo) con la voce dal tono più alto che conteneva la melodia; spesso le voci erano accompagnate da uno strumento musicale. Il poema ha generalmente una rima (o ripresa) secondo lo schema ABBA e la stanza (o strofa) si sviluppa con la rima CDCDDA o CDCDDEEA; esistono pertanto molte varianti nella composizione della frottola. Nella frottola musicale si tende a ripetere, alla fine della strofa, tutta o in parte la ripresa.

Molto probabilmente le forme poetiche dei testi derivavano dalla forma ballata del XIV secolo, però la musica mostra una certa semplificazione rispetto a quella del tardo XIV secolo.

Musicalmente, la frottola evita la complessità della scrittura contrappuntistica, preferendo la semplicità della musica omofonica, un ritmo chiaro e ripetuto e una melodia lineare. Lo stile è fortemente sillabico e declamatorio (non mancano però fioriture melodiche e melismi): non è da escludere che le frottole fossero talvolta inserite in commedie, tragedie ed altri generi scenici, anche se non composte appositamente per questi usi. Si ricorre anche all'hemiola. Questa forma fu propedeutica non soltanto al madrigale ma anche ad altre forme dell'epoca del barocco come la monodia.

martedì 2 marzo 2010

Carlos montemayor

Lo scrittore, traduttore, saggista e appartenente alla Academia Mexicana de la Lengua, Carlos Montemayor è morto questa domenica alle 3:35 dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Carlos Montemayor si era distinto per essere un attivista impeganto nella lotta per la giustizia sociale.
Tra i vari riconoscimenti aveva vinto i premios internazionali "Juan Rulfo", per il suo racconto "Operativo en el trópico"; "Xavier Villaurrutia", Las llaves de Urgell; "José Fuentes Mares", Abril y otras estaciones, e il premio Colima di narrativa con Guerra en el paraíso.
Lo scorso 15 dicembre aveva ricevuto il Premio Nacional de Ciencias y Artes 2009 nel campo della Letteratura e Linguistica.
Il suo lavoro creativo e multidisciplinare includeva – oltre alle sue collaborazioni con La Jornada – la pubblicazione il prossimo 2 marzo del suo libro La violencia de Estado en México.
Montemayor aveva fatto parte ultimamente della Comisión de Intermediación cinsieme a Samuel Ruiz e altri intellettuali. Il gruppo aveva come fine la promozione del dialogo tra l’ Ejército Popular Revolucionario (EPR) e il Governo Federale. La Commissione si era sciolta lo scorso aprile dopo aver verificato che non esisteva la volontà del governo di chiarire la sparizione di Reyes Amaya y Cruz Sánchez appartenenti alla formazione armata.

Il suo scritto più famoso, "Guerra nel paradiso’, è il racconto forse più veemente della repressione della guerriglia guidata da Lucio Cabanas negli anni ’70.

In Italia sono stati pubblicati tra gli altri Guerra nel Paradiso, Chiapas: la rivoluzione indigena e La Danza del serpente.

lunedì 1 marzo 2010

Fuoricampo

Cinema, fuoricampo del pensiero

Giornata di studi a cura di Katia Rossi

giovedì 4 marzo 2010, ore 9.30 – 13.30 e 15.00 – 19.00

Aula Magna, via Laura 48, Firenze