mercoledì 29 aprile 2009

Amadeus

"Sulla pagina sembrava niente. Un inizio semplice, quasi comico. Appena un palpito, con fagotti, corni di bassetto, come lo schiudersi di un vecchio cofano, dopo di che, a un tratto, ecco emergere un oboe, una sola nota sospesa e immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendolo con una frase di una tale delizia! Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata. No, era una musica che non avevo mai udito, espressione di tali desideri, di tali irrefrenabili desideri. Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio. Ma perché, perché Dio avrebbe scelto un fanciullo osceno quale suo strumento? Era incredibile."

"Quell'uomo aveva scritto il suo primo concerto all'età di quattro anni, la sua prima sinfonia a sette, un'opera completa a dodici! Quale traccia poteva lasciare un simile talento sopra un volto? Quale fra tutti quegli individui poteva essere lui?"

Solo due battute, fra le moltissime di F. Murray Abraham, che avremmo potuto scegliere: due gioielli del Salieri da Oscar nell'acclamato Amadeus del 1984. Ventiquattro anni e non li dimostra: rivederlo per intero o anche soffermarsi su alcuni spezzoni dà quello stesso brivido della prima volta, quando il più grande musicista di tutti i tempi, W.A:Mozart apparve a noi, in forma romanzata, certo, ma molto vicino a quello che tutti immaginavamo fosse un genio.