Apodittica, essenziale, capace di coniugare antinomie e di sciogliere, dopo averle esasperate, le contraddizioni del vivere.
Così si presenta la musica poetica di Francesca Brandes, in bilico tra brucianti intuizioni e ingenuità feconde, alla ricerca di tempo e nostalgia.
Si tratta di un percorso che non può che essere aspro e teso, sensibile verso l'ignoto, spietato verso quello che invece è conosciuto, ricerca senza fine e senza illusioni che non vuole né cerca consolazioni effimere, ma furori incandescenti alla ricerca della radice, alla ricerca del nome e, forse, neanche di quello perché, tra drago e angelo, l'antinomia è insolubile.
Riccardo Calimani