lunedì 10 gennaio 2011

Meritocrazia

Il termine "meritocrazia" fu usato la prima volta da Michael Young nel suo libro "Rise of the Meritocracy" (1958). Il termine era destinato a un uso dispregiativo, e il suo libro era lo scenario di un futuro distopico in cui la posizione sociale di un individuo è determinata dal suo quoziente intellettivo e dallo sforzo. Nel libro, questo sistema sociale fondamentalmente conduce a una rivoluzione sociale in cui le masse rovesciano l'élite, che era divenuta arrogante e scollegata dai sentimenti del pubblico. Malgrado l'origine negativa della parola, ci sono molti che credono che un sistema meritocratico è un buon sistema sociale. I sostenitori della meritocrazia argomentano che un sistema meritocratico è più giusto e più produttivo degli altri sistemi, e che garantisce la fine di discriminazioni fondati su criteri arbitrali di sorta, come sesso, razza o rapporti sociali. D'altro canto i detrattori della meritocrazia argomentano, al contrario, che l'aspetto distopico centrale dell'idea di Young — l'esistenza di una classe meritocratica che monopolizzi l'accesso al merito e i simboli e il metodo esaminatore del merito, e di conseguenza perpetui il proprio potere, status sociale e privilegi. Nel redigere la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, Thomas Jefferson dipese pesantemente dal Capitolo Quinto di "Due trattati sul governo" di John Locke, che concepisce una società in cui il fondamento di tutte le proprietà è esclusivamente il lavoro esercitato dagli uomini. Locke sosteneva che l'acquisizione di proprietà non era moralmente sbagliata, se avveniva attraverso lo sforzo di un lavoro e se era al fine di soddisfare i bisogni immediati dell'individuo. Così, dice Locke, la società è necessariamente stratificata, ma per il merito non per la nascita. Questa dottrina di operosità e merito invece di ozio ed eredità come fattore determinante in una società giusta si poneva contro la monarchia e aristocrazia, e i loro lacchè, in favore di un sistema repubblicano e rappresentativo. Spesso, gli oppositori del concetto di meritocrazia sostengono che caratteristiche come intelligenza e sforzo non sono misurabili con accuratezza. Perciò, dal loro punto di vista, qualsiasi attuazione di meritocrazia necessariamente comporta un alto grado di supposizione ed è, di conseguenza, imperfetto.