Severino Boezio, filosofo non originale, riutilizzò varie fonti, fra cui il Protrettico di Aristotele (giuntogli in qualche riproduzione del'epoca) per comporre la sua opera più famosa il "De consolatione philosophiae"; scritto in forma di dialogo con una donna (la filosofia) che viene a consolarlo della sua situazione di prigioniero ingiustamente condannato a morte, si occupa del problema del male, della giustizia, della provvidenza e della preveggenza divina.
Vale la pena leggere alcune pagine, lontane sì, ma che possono ancora dire qualcosa all'uomo del duemila